La notte scorsa al Policlinico “Riuniti” di Foggia si è consumato un episodio di inaudita violenza, che ha visto come protagonista un giovane paziente di appena 18 anni. Il ragazzo, giunto in stato di forte agitazione, ha aggredito brutalmente due infermieri del pronto soccorso, lasciando la comunità ospedaliera e la città intera sgomente di fronte all’ennesimo atto di violenza contro il personale sanitario.
Il giovane, dopo essere stato accolto e registrato in pronto soccorso, senza alcuna provocazione apparente, ha improvvisamente scatenato la sua rabbia contro i due operatori sanitari. Uno degli infermieri è stato colpito con una raffica di calci e pugni, mentre il secondo è stato violentemente schiaffeggiato. L’aggressione è stata così improvvisa e feroce che i presenti, allibiti, hanno immediatamente chiamato le forze dell’ordine per riportare la situazione sotto controllo.
All’arrivo dei carabinieri, il giovane è stato identificato e arrestato in flagranza di reato. Le accuse mosse contro di lui sono gravi: lesioni personali ai danni di professionisti sanitari e resistenza a pubblico ufficiale. Ulteriori accertamenti hanno rivelato che il giovane è figlio di un noto esponente della malavita locale, un dettaglio che getta un’ulteriore ombra sulla vicenda e che solleva interrogativi sulle influenze e sulle pressioni che potrebbero aver contribuito a un simile comportamento.
Questo episodio si inserisce purtroppo in un quadro di crescente violenza nei confronti del personale sanitario, che già nei giorni precedenti aveva visto un episodio altrettanto inquietante. Nel reparto di Chirurgia Toracica dello stesso ospedale, i medici e gli specializzandi sono stati aggrediti dai parenti di una giovane paziente deceduta in circostanze tragiche durante un intervento. In quell’occasione, il personale ospedaliero era stato costretto a barricarsi in una stanza per sfuggire all’ira di circa venti persone, rendendo evidente il clima di tensione e pericolo in cui operano quotidianamente i professionisti della salute.
La reazione delle sigle sindacali non si è fatta attendere. Anaao Assomed e Cimo Fesmed, rappresentanti del personale medico e sanitario, hanno proclamato lo stato di agitazione, denunciando un’escalation di aggressioni e una mancanza di adeguate misure di sicurezza all’interno delle strutture ospedaliere. È stata già annunciata una manifestazione unitaria che si terrà a Foggia il 16 settembre, con la partecipazione dei segretari nazionali Pierino Di Silverio e Guido Quici. L’evento si terrà nei pressi dell’ingresso principale del Policlinico, in via Martiri di via Fani, a partire dalle 11:30.
Questo drammatico episodio solleva, ancora una volta, la questione della sicurezza all’interno degli ospedali italiani, specialmente in aree dove la criminalità organizzata esercita una forte influenza. I sanitari, già sotto pressione per la gestione quotidiana delle emergenze e delle criticità legate alla salute pubblica, si trovano a dover affrontare anche il rischio di aggressioni fisiche, un pericolo che mina gravemente non solo la loro sicurezza personale, ma anche la qualità delle cure che possono offrire.
Il caso di Foggia rappresenta dunque un campanello d’allarme non solo per la sanità locale, ma per l’intero sistema sanitario nazionale, che deve urgentemente affrontare il problema della protezione del personale sanitario. Le istituzioni sono chiamate a intervenire con misure concrete e immediate per garantire che i professionisti della salute possano operare in un ambiente sicuro e protetto, libero dalla minaccia di violenze e intimidazioni.
L’episodio di violenza al pronto soccorso del Policlinico di Foggia è un triste monito della deriva sociale che sta investendo alcune aree del Paese, dove il rispetto per le figure che dovrebbero essere protette e valorizzate sta rapidamente venendo meno. L’intervento tempestivo delle forze dell’ordine, che ha portato all’arresto del giovane aggressore, è un segnale importante, ma è chiaro che c’è ancora molto da fare per prevenire ulteriori episodi di questo genere.
Il dibattito è aperto, e la comunità ospedaliera, insieme alle istituzioni e alla società civile, dovrà lavorare congiuntamente per garantire che episodi come questo non si ripetano, riaffermando il rispetto e la protezione dovuti a chi ogni giorno lavora per la salute e il benessere di tutti.