Il drammatico episodio di violenza che ha scosso Foggia, quando la morte di Natasha Pugliese, una giovane di 22 anni di Cerignola, ha portato a una serie di aggressioni fisiche e verbali contro il personale sanitario del reparto di Chirurgia Toracica del Policlinico Riuniti. L’incidente ha sollevato una questione delicata e urgente: la sicurezza degli operatori sanitari, spesso vittime di atti di violenza in un contesto già gravato dalle difficoltà del sistema sanitario.
La famiglia della giovane, convinta che il decesso fosse dovuto a un errore medico, ha reagito con un’esplosione di rabbia che ha preso di mira i medici e gli infermieri presenti. La situazione è rapidamente degenerata, creando un clima di terrore all’interno del reparto, che ha richiesto un intervento immediato delle autorità per ristabilire l’ordine.
A seguito di questi eventi, è stato convocato un vertice d’emergenza in Prefettura, presieduto dal Prefetto di Foggia, Maurizio Valiante. Alla riunione hanno partecipato rappresentanti delle forze dell’ordine, esponenti politici locali, e il sottosegretario di Stato alla Salute, Marcello Gemmato. L’obiettivo era quello di discutere delle misure necessarie per proteggere il personale sanitario e prevenire ulteriori atti di violenza.
Nel corso dell’incontro, il sottosegretario Gemmato ha riaffermato la posizione del governo, sottolineando l’importanza di pene più severe per chi aggredisce medici e infermieri. “Non possiamo tollerare che chi si dedica a salvare vite umane venga attaccato in questo modo,” ha dichiarato Gemmato, ribadendo l’impegno del Governo Meloni a garantire maggiore sicurezza negli ospedali. Tra le misure già adottate, vi è la reintroduzione della procedibilità d’ufficio per i reati di aggressione contro il personale sanitario, accompagnata da un inasprimento delle pene.
Dopo il vertice, il sottosegretario ha voluto incontrare di persona i medici coinvolti nell’aggressione. Questi ultimi, ancora sotto shock, hanno espresso timori per la propria incolumità, rivelando di essere stati minacciati di morte. Il personale sanitario chiede ora con forza che vengano prese misure efficaci per proteggerli, non solo nelle parole ma nei fatti.
L’aggressione ha avuto una risonanza nazionale, suscitando l’indignazione dei sindacati del settore sanitario, che stanno valutando azioni di protesta. Tra le proposte in discussione vi è quella di interrompere temporaneamente il servizio pubblico, come segnale di dissenso verso la crescente violenza contro i sanitari. Inoltre, i sindacati chiedono l’introduzione di misure di sicurezza più stringenti, come la presenza di presidi fissi di polizia negli ospedali e, nei casi più estremi, l’impiego dell’esercito per garantire la sicurezza degli operatori.
Le dichiarazioni dei sindacati riflettono il clima di esasperazione e paura che si sta diffondendo tra i lavoratori del settore. La richiesta di “pene certe e severe” è diventata un grido unanime, con la speranza che le autorità prendano finalmente coscienza della gravità della situazione e adottino misure concrete per arginare questo fenomeno.
La tragica morte di Natasha Pugliese e l’aggressione che ne è seguita hanno messo in luce un problema sistemico che non può più essere ignorato. Il vertice di Foggia rappresenta solo l’inizio di un percorso che deve portare a una tutela reale del personale sanitario, affinché possa continuare a svolgere il proprio lavoro senza timore per la propria sicurezza. Il dibattito sulla violenza negli ospedali è ora più vivo che mai, e la speranza è che dalle parole si passi rapidamente ai fatti, per evitare che episodi simili si ripetano in futuro.